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Io dissento (Storia di un impiegato)

Io dissento (Storia di un impiegato)

Artista: na1ke (aka Zorba)
Anno: 2009

Descrizione

Zorba, con il nome di na1ke, esce con un lavoro di interpretazione/continuazione di “Storia di un impiegato” di Fabrizio De Andrè.

12 tracce con interludi, tutte prodotte da Zorba per Linea di Confine Produzioni.

Tutti i testi sono stati scritti e cantati da na1ke a.k.a. Zorba.

Registrato e mixato da 2funk al D-Stretto Lab Recording.

Una produzione Linea di confine | D-Stretto Productions | BCK Music

Un impiegato ascolta, 8 anni dopo, una canzone che parla del G8 di Genova del 2001. Rebel Music è una canzone di lotta: ricorda gli avvenimenti avvenuti durante la protesta e, rivolgendosi a quelli che alla lotta non hanno partecipato, li accusa e ricorda loro che chiunque è coinvolto negli avvenimenti, anche chi, in quelle giornate, si è chiuso in casa per paura.

E voi a dire che non sta succedendo niente, voi “che la vita continua, ce l’ha detto il Presidente”, voi in attesa in piedi a ridere di noi massacrati sui marciapiedi, voi che vi credere assolti: quelli mai schierati, bastardi! Siete quelli più coinvolti

L’impiegato paragona la sua vita fatta di buonsenso, individualismo e paure, a quella di coloro che hanno voluto ribellarsi al sistema che li opprimeva. Sogno la bomba è la dichiarazione dell’impiegato di non poter seguire i ribelli, perchè il mondo che lo circonda lo ha segnato irrimediabilmente.

Chissà che cosa provano a liberare questa fiducia incrollabile nelle proprie tentazioni, allontanare gli intrusi dalle proprie emozioni, allontanare il tempo per non trovarsi solo con la paura fottuta di non trovare un lavoro

C’è un solo posto per la vendetta e la presunzione di poter cambiare il mondo da solo, di risolvere con un gesto solitario tutti i problemi che lo incatenano al posto di lavoro: gettare una bomba ad un Gran Galà al quale partecipano tutti i miti e i valori della cultura borghese. Si libera così in un solo colpo di tutti quelli che non l’hanno rispettato, che gli hanno fatto paura, che gli hanno imposto regole che non condivideva

Tutti, tutti in un gran galà… Tutti, tutti in attesa della bomba… L’esplosione è l’ospite d’onore, ma non sanno che gli sto contando le ore… Tutti, tutti in un gran galà… tutti, tutti in attesa della bomba… L’esplosione cancella il disonore, siamo uguali qui se muore l’oppressore

Contrariamente a quanto si aspettava, però, il tribunale che lo processa non lo condanna: il potere borghese era al corrente delle sue intenzioni, che lo stava seguendo dalla nascita così come segue tutti i suoi sudditi. L’accusa di omicidio e di strage si trasforma ne Il Processo, nel ringraziamento per aver eliminato i vecchi residui che davano fastidio al potere stesso, che adesso ha altri modi e altri attori per governare. Il giudice, con la voce originale di Fabrizio De Andrè, lo informa inoltre che non agiva per bisogno di rivolta, ma per la ricerca del proprio potere personale.

Imputato, il dito più lungo della tua mano è il medio, quello della mia è l’indice… Eppure anche tu hai giudicato… Per come lo hai rinnovato, il potere ti è grato… Una volta un giudice come me giudicò chi gli aveva dettato la legge: prima cambiarono il giudice e subito dopo la legge… Oggi un giudice come me lo chiede al potere se può giudicare. Tu sei il potere. Vuoi essere giudicato? Vuoi essere assolto o condannato?

L’impiegato assolto allora torna alla sua vita, ma con un lavoro migliore, ma rivive la stessa vita fatta di illusioni e relative delusioni, delle difese disperate della propria integrità, del proprio denaro, della propria famiglia. L’impiegato dice Lo So; sa che qualunque cosa accada è un uomo finito, senza possibilità di recupero, che i suoi gesti saranno sempre e comunque individualisti, tesi al proprio bisogno personale.

Sono un semplice impiegato, un lavoro nuovo forse è meglio, ma è solo meglio pagato. Cos’è quello che hai sempre sognato? Un lavoro, una donna o Villa Fenaroli a Rezzato? Odiavo il potere così l’ho sterminato, ma le bombe eran vere come in un campo minato e non è quello che ho sempre sperato… Forse sbagliavo bersaglio… Io ricomincio da capo…

In Il mio nome è leggenda l’impiegato adesso sa cosa fare, sa chi deve colpire e perchè: va dritto al parlamento a gettare la sua seconda bomba. Il parlamento esplode, il sistema regge ancora

Vi troverò nemici, voi, così distanti, e dopo avervi uccisi sarò tra i latitanti. Ma finché vi cerco io i latitanti siete voi; certo che son Dio! Rendo il parlamento un campo di concentramento come ad Hanoi. Politici del cazzo che scherzate sul nostro bilancio! Potere troppe volte delegato ad altre mani, con la democrazia esportata dai vostri aeroplani, voi che fottete l’università ci fottete il domani, voi che parlate di pietà e poi piangete disperati con il sangue sulle mani…

E mentre l’impiegato fugge dalle sirene della polizia in arrivo pensa all’indomani, a quando tutti i giornali daranno notizia dell’esplosione, con l’intervista esclusiva alla moglie del mostro stampata in prima pagina. Mentre passa il confine per sfuggire alla giustizia si immagina di parlarle della loro vita insieme e perchè non gli è bastata per essere felice (Il mio amore)

E dietro ai microfoni ora c’è uno specchio per farti più bella o per farmi già vecchio. E tu con quel trucco che con me non portavi, la gente si chiede perchè non mi bastavi; ed io che il potere lo scagliavo dalle mani, un amore violento lasciava graffi sui seni… Ed ora che i tuoi occhi ti hanno dato un lavoro; occhi assunti da poco, i tuoi occhi per loro…

L’impiegato adesso è diventato latitante, ha perso tutto in cambio di una nuova visione del mondo. Sa di aver fallito, ma a causa del suo individualismo, e sa che nel mondo vero c’è un esercito pronto a raccogliere la sua eredità, un esercito che non fallirà, perchè forse c’è ancora speranza

C’è un esercito la fuori che tira avanti nonostante i dolori, che aspetta giorni migliori, che non crede ai dittatori ma che cazzo è stanco! L’operaio è stanco! L’impiegato è stanco! E qui chi gioca in borsa, si punta i soldi del banco, ragazzo! Viviamo vite senza senso, con la paura del diverso, ce la viviamo easy ma col sangue denso…

La storia si conclude con le noti tristi di un pianoforte, e con una voce fuori campo che da l’idea di tutta la sua rassegnazione.

Forse sopravvivere è meglio di vivere

Tracklist “Io dissento (Storia di un impiegato)

  1. Ribellione
  2. Rebel music p/zorba
  3. Sogno la bomba p/zorba
  4. Gran galà p/zorba
  5. Prima bomba p/zorba
  6. Il processo p/zorba
  7. Lo so rmx p/zorba
  8. Il mio nome è leggenda p/zorba
  9. Seconda bomba p/zorba
  10. Il nostro amore p/zorba
  11. Forse c’è ancora speranza p/zorba
  12. Rassegnazione

Informazioni aggiuntive

Peso 0.15 kg
Dimensioni 12 × 12 × 0.4 cm
Formato

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